Il giallo nel giallo – Un libro per i dieci anni di Festival a Massagno!
Pubblicazione avvenuta grazie al contributo di: Banca dello Stato e Ente Regionale di Sviluppo
3 + 3 + 3 A MASSAGNO QUEST’ANNO FA… 10
Quasi per gioco, tutto è iniziato poco più di dieci anni fa, quando confidai a Fabrizio Quadranti l’ambizione di immaginare un “evento” in cui la parola cultura potesse coniugarsi con una positiva occasione di incontro.
Non sapevo bene, allora, cosa volessi, ma ben chiaro era il concetto che volevo evitare: una “manifestazione culturale” di algida fruizione, passiva e fredda, che, attraverso un profilo eccessivamente elitario, impedisse il contatto sociale e – perchè no? – anche la chiacchiera più spicciola dello stare bene insieme
E per rendere ancora più impegnativo il compito a Fabrizio: “Carta bianca!”.
Nessun limite o vincolo di sorta per immaginare cosa proporre, fatti salvi, evidentemente, gli aspetti finanziari da tenere dovutamente sotto controllo.
Unica garanzia: tanto entusiasmo per concepire qualcosa di nuovo che potesse così rappresentare Massagno. Il rimando ad un genere letterario in continua diffusione, coniugato con la cinematografia che da sempre ne è complemento, adeguatamente intervallato da gustose escursioni gastronomiche: tre momenti di tre successive serate nel mese di maggio.
“Tutti i colori del giallo” nasce così, con quella sua prima serata in cui l’aula magna delle Scuole di Nosedo si è esaurita in ogni ordine di posti per l’incontro con Santo Piazzese e con Guerino Coldesina impegnato a soddisfare il palato dei tanti golosi che, di lì a poco, avrebbero nuovamente gremito la sala del Cinema Lux con Gino Buscaglia.
Da quella sera, un unico grande successo all’immagine delle tante persone che, negli anni, ci hanno accompagnato, rincorrendo i trecento biglietti di una prevendita sempre meno accessibile, per taluni addirittura un miraggio. E a fronte di tale – insperato – successo, spesso ci siamo interrogati se la “formula magica”, dopo ormai dieci anni, non dovesse essere rinnovata.
Tre sere del mese di maggio: tre autori, tre cene e tre proiezioni. 3 + 3 + 3 a Massagno quest’anno fa… 10. E a noi piace ancora così.
arch. Giovanni Bruschetti Sindaco di Massagno
Giallo
Gelb, yellow, jaune, amarillo.
Era, per Vassilij Kandinskij, il colore dell’ottuso compiacimento borghese. Colore solare ma inerte nella sua piatta e immota rotondità. Immoto, rotondo, in effetti, è anche Nero Wolfe, il cui colore preferito è il giallo. Ma non sarà stato per un omaggio alla casa di arenaria nella 35a Strada Ovest che Mondadori decise di usare uno sfondo giallo per i suoi polizieschi: scelta felice se ancora adesso questo genere letterario è, per noi, “il” giallo. Che non è il diurno giallo radioso dei campi di grano, delle lunghe spiagge, di canarini e rigògoli, taràssaci e limoni, bensì il giallo dei lampioni in una notte che sembra reclamare il delitto, un giallo di nebbia e fatica come il giallo della maglia gialla quando il Tour si seguiva soltanto per radio. Gialla, nel linguaggio dei fiori, è la gelosia. Giallo il crisantemo, che a noi occidentali dice morte, a Truman Capote ricordava la criniera del leone e, per i giapponesi, riassume in sé la nobiltà e la maestà della Casa imperiale. Gialla, nei mandala, è la paternità. Giallo, per gli arabi, l’occhio del fascinatore malvagio. Gialli, assicura Bulgakov, gli stanchi occhi del crudele quinto procuratore della Giudea, il cavaliere Ponzio Pilato. Giallo è il pallore della luna. Giallo, in araldica, l’oro. Giallo era pertanto il vello d’oro, gialli i pomi delle Esperidi, gialle le aureole dei santi cristiani. E se bianco, non giallo, è il colore della luce nei paramenti del sacerdote al Tempo pasquale, il sangue di Cristo si sustanzia in un vino sovente bianco, cioè giallo. Ma giallo è anche polenta, e risotto allo zafferano (che la leggenda vuole introdotto in Italia da Ponzio Pilato), e frittata, e banane e mele renette, e la Chartreuse, che può essere verde o gialla, proprio come le grappe si dividono in bianche e gialle. E Gialli sono anche Tutti i Colori che per dieci anni ci hanno ospitati sulle rive ceresie, nel corpo e nello spirito, ai quali va il nostro grazie: non giallo, ma di tutti i colori dell’emozione.
Hans Tuzzi
Storia di sette stupori
La mia storia con Tutti i colori del giallo è fatta di sette stupori.
Sono stata ospite per la prima volta nel 2010, un’edizione tutta femminile con Margherita Oggero e Camilla Läckberg. Scritture e storie distanti tra loro per stile, ambientazione, personaggi e temi. Popolarità diverse. Tre donne. Ecco il primo stupore. Tutte le serate erano esaurite con una lista d’attesa restata inevasa. Tutti i posti a sedere occupati. Quanti? Più di trecento. Pubblico in piedi. Tre strike.
Secondo stupore: gli sguardi e i visi delle persone. Attenzione, partecipazione, interesse e silenzio. Sorrisi, teste che annuivano, consensi e applausi alla fine.
Terzo stupore: la fila per le dediche (lunghissima). Ho cercato la mia penna a sfera e firmato le copie. Non solo dell’ultimo libro, ma anche dei precedenti che l’attenta libreria aveva esposto all’ingresso. Quarto stupore: l’attenzione dei media. Radio, televisione e carta stampata hanno seguito il festival partecipando in prima persona e dialogando insieme agli autori con autentico interesse. Alcuni giornalisti sono poi diventati presenze costanti nella mia vita. Quinto stupore: la magia che si è ripetuta. Nell’edizione 2013 sono tornata al festival per presentare Massimo Carlotto. Volti nuovi tra il pubblico ma anche già conosciuti. C’era voglia di rivedersi, sapere, raccontarsi, condividere opinioni. Si era creato un legame fatto di romanzi.
Sesto stupore, nonostante il catering gustoso e ricco di prelibatezze, anche alla fine delle presentazioni, la conversazione su giallo e noir non si è mai interrotta. Lettori di qualità curiosi, avidi di conoscenza e nuove letture, che si sono affezionati al genere e hanno voglia di scoprirlo seguendone, appunto, tutti i colori.
E qui arriviamo al settimo stupore, riguarda l’importanza che questa esperienza attribuisce alle parole scritte. Nel mio caso anche di più: in coincidenza con la manifestazione letteraria, dal 2010 a oggi, ho condotto un laboratorio di scrittura, organizzato da Rocco Notarangelo per Cooperazione.ch, uno dei miei laboratori sensoriali, dove la parola, appunto, è centrale.
Sette stupori per questo festival-mondo che Fabrizio Quadranti ha inventato. Aggiungo però, che non sono affatto convinta che il settimo sia l’ultimo.
E chi ci sarà quest’anno (di sicuro) vedrà.
Elisabetta Bucciarelli
Antonio Ballerio legge alcuni estratti del volume: